ORIGINI DELL’UKULELE: dal liuto al rajão
di Fabio Saba
La storia dei liuti a manico lungo è lunga e variegata. Si hanno notizie dei primi liuti in Europa, già a partire dalla fine del VIII secolo d.C., quando l’ud viene importato dai Mori durante la loro occupazione della Spagna. Le crociate e i rapporti commerciali con il Medio Oriente hanno permesso l’ingresso delle culture mediterranee nell’Europa di quel periodo, favorendo in questo modo l’ibridazione delle tecniche di costruzione degli strumenti musicali, fino all’utilizzo di modalità compositive derivanti dalle culture extra-europee. In Europa i liuti hanno conosciuto una grande diffusione, e ne è testimonianza la molteplice quantità di musica dedicata a tale strumento.
Gli antenati dei più moderni strumenti a corda, violini compresi, compaiono per la prima volta nel 2000 a.C. in Mesopotamia. Nell’antico Egitto, il liuto era suonato principalmente dalle donne[1], e aveva una cassa armonica di solito ovale, ricoperta da una pelle. Il manico era generalmente lungo e ancorato alla cassa grazie a delle listelle di legno. Vi arrivò, probabilmente, proprio dalla regione dei due fiumi. Successivamente si hanno notizie di uno strumento chiamato pandoura, del tutto simile ai liuti precedenti e utilizzato durante l’epoca classica. Tali strumenti trovano ampio spazio in Italia tra il ‘500 e il ‘600 e assumono, tra le altre, la denominazione locale di colascione[2]. Già Curt Sachs ne parla come un derivato europeo del sitar-tanbur, un liuto di origine mediorientale, descrivendolo come uno strumento con un lungo manico “sposato alla cassa e ai piroli laterali dell’usuale liuto europeo”[3].
Intorno al XVII secolo i liuti iniziarono ad essere meno utilizzati, soprattutto perché un nuovo strumento ne avrebbe preso il posto da lì a poco nella musica eurocolta, il clavicembalo. È ovvio, però, che il clavicembalo non ha la stessa maneggevolezza di un liuto ed era molto difficile il trasporto. Pertanto si rivelò necessario trovare uno strumento che potesse prendere il posto del liuto in quanto a facilità di trasporto e leggerezza. Così si fece strada la chitarra che aveva la stessa attrattiva del liuto, sia per le misure contenute che per le possibilità armonico-melodiche che permetteva di ottenere.
Già nel Medioevo si ha il primo utilizzo di uno strumento di chiara derivazione mediorientale, la quinterna. Tale oggetto è a tutti gli effetti il primo antenato della moderna chitarra. Il nome deriva dal latino “quinque” (cinque) e dall’arabo persiano “tar” (corda), da cui successivamente la parola “chitarra”. Veniva suonata tramite un plettro che serviva a pizzicare le corde di budello. Aveva la cassa armonica a forma di mezza pera, abbastanza somigliante a quella di un mandolino, e sia la cassa che il manico erano realizzati da un unico pezzo di legno. Rimase in uso fino al XVI secolo, dopo di che subì un declino durante il quale il suo nome veniva utilizzato per designare ogni strumento a corde pizzicate che fosse diverso dal liuto.
Figura 1: Quinterna
La chitarra barocca, che ha occupato il posto lasciato vuoto dalla quinterna, nel periodo che va tra il XVI e il XVIII secolo era ampiamente utilizzata in Italia, in Francia e nella penisola iberica. Aveva cinque ordini di doppie corde che venivano affiancate ad un cantino accordato un’ottava sopra. Il cantino veniva posto in alto, cioè al contrario di quanto avviene nel liuto, così da venire pizzicato prima del basso, conferendo una particolare sonorità “ambigua” allo strumento. A paragone di una chitarra moderna, la cassa era più stretta e profonda, e il foro di risonanza era coperto da una rosa ornamentale.
Oltre alla forma e alla tecnica, la chitarra del 1600 aveva in comune un aspetto fondamentale con l’ukulele: era uno strumento da dilettanti, pertanto utile in quei momenti di convivialità da salotto e per permettere ai signori e alle loro famiglie di avere dimestichezza con le regole della musica, imparandole su uno strumento attraente e maneggevole.
Fu grazie alle innovazioni di Antonio de Torres che la chitarra prese la forma attuale. Aggiunse una corda portandole a sei e tolse la rosa ornamentale, così da avere un foro ampio sulla cassa armonica. Questa subì un ingrandimento e il ponticello venne spostato nel punto di massima larghezza della tavola. Inoltre fu eliminata la cosiddetta accordatura rientrante, inserendo un suono più grave come nota aggiuntiva. Tutt’ora le misure indicate da Torres sono quelle seguite dai liutai di tutto il mondo.
Nel frattempo i liuti di ogni tipo venivano ampiamente utilizzati anche per la composizione e l’esecuzione della musica di tradizione orale nelle isole del Portogallo, trasformandosi, probabilmente per motivi di praticità, nei più piccoli braguinha (o machete de Braga), cavaquinho e rajão[4]. Tra coloro che abbandonarono la terra natìa per trasferirsi alle Hawai’i, c’erano tre artigiani falegnami. Il fratello maggiore di Manuel Nuñes, uno di questi ebanisti, Octavianno João Nuñes, era un produttore di viola de Arame e ribecca (un tipo di violino già presente in Europa nel VII secolo), che lavorava nell’isola di Madeira, ed era specializzato in rajão. Guardando suo fratello maggiore al lavoro, Manuel Nuñes aveva probabilmente imparato qualcosa sull’arte liuteria e sul come realizzare strumenti semplici. Tuttavia, Nuñes, dopo il trasferimento, ha osservato che gli hawaiani avrebbero preferito uno strumento facile da suonare per accompagnare le loro brevi canzoni e, inoltre, che avevano una mente abbastanza aperta per abbracciare le importazioni dei migranti. Nel 1885, tutti e tre i falegnami iniziarono la loro attività con la produzione di chitarre di piccole dimensioni. Ma quale era il modello sul quale hanno basato la loro nuova produzione?
Sull’isola portoghese di Madeira (appena a nord delle isole Canarie, nell’Oceano Atlantico) si usano tre strumenti tipici simili a chitarre, che differiscono dagli strumenti portoghesi continentali. Il più piccolo di questi strumenti è un tipo di cavaquinho, noto con il nome di braguinha o braguinã. Lo si trova anche con il nome di machete o machete de Braga. Sembra essere arrivato sull’isola dal Portogallo nel 1854 e, probabilmente, fu portato alle Hawai’i nel 1879. La forma di una braguinha è del tutto simile a quella di una piccola chitarra, con una schiena piatta e quattro corde. La paletta può essere piatta, con i piroli inseriti nella parte posteriore o a doppia fessura come quelli di una chitarra. A volte la tavola armonica è ricoperta con legni diversi, inserendo, per esempio, una piastra antigraffio. Spesso sembra un piccolo rajão, quindi viene anche inserita una tastiera rialzata rispetto alla tavola armonica su cui poggia. Il ponte, uguale a quello delle chitarre, è incollato sulla superficie più larga della cassa. Lo strumento ha un corpo a doppio rigonfiamento, tradizionalmente in legno, e contiene quattro corde metalliche fissate da pioli di legno. Di fatto questo strumento è una rivisitazione del cavaquinho, cui sono state tolte le corde in budello per essere sostituite con quelle in metallo. Alcuni storici ritengono che il machete sia stato introdotto a Madeira, come braguinha, da Braga, diventando uno degli immediati predecessori dell’ukulele, introdotto alle Hawai’i dagli immigrati portoghesi alla fine del XIX secolo[5].
Figura 2: Machete de Braga o braguinha
Il cavaquinho può avere diverse forme, utilizzate nelle diverse regioni del Portogallo e per diversi stili musicali. Varietà separate prendono il nome dal luogo in cui vengono utilizzate: Braga (braguinha), Minho (minhoto). Il nome significa “piccola scheggia di legno”.
Figura 3: Cavaquinho
Le origini di questo strumento portoghese sono sfuggenti. L’autore Gonçalo Sampaio sostiene che il cavaquinho e la chitarra potrebbero essere stati portati a Braga dalla Biscaglia, una provincia della comunità autonoma dei Paesi Baschi, nel nord della Spagna[6].
Sampaio spiega le modalità arcaiche ed ellenistiche dell’antica regione del Minho mediante la possibile sopravvivenza delle influenze greche sull’antica popolazione dei gallaeci e sottolinea il legame tra questo strumento e la lira ellenistica storica.
È molto somigliante ad una piccola chitarra spagnola e la tastiera è a filo con la parte superiore della cassa. A volte la tavola armonica è ricoperta con legno di diversi colori, come il guitarrico spagnolo. Sebbene abbia le stesse dimensioni di un ukulele, le quattro corde sono fatte di metallo e accordate sulle note La4-La4-Do5-Mi5, oppure Re4-Si4-Sol4-Re5.
Il rajão è lo strumento più popolare nella musica popolare di Madeira. La sua accordatura ricorda la chitarra classica nelle sue prime 5 corde (dal basso verso l’alto). Alcuni musicologi, invero, sostengono che il rajão provenga dalla viola francese, il che è molto probabile date le somiglianze nella forma e nella costruzione[7]. È uno strumento molto versatile con un suono molto caratteristico. Fu questo uno degli strumenti, lungo circa 70 cm, portato da Madeira alle Hawai’i, dando origine all’ukulele.
Gisa Jähnichen[8] ha recentemente scoperto che, nonostante gli studiosi indichino il machete de Braga come strumento d’origine dell’ukulele, questi è da ricercarsi proprio nel rajão. Il motivo principale è dovuto alla distribuzione del rajão tra la popolazione rurale, ovvero quella che da Madeira è emigrata verso le isole Hawai’i. Infatti, sia il machete de Braga che il cavaquinho sono strumenti più sofisticati e dunque economicamente più cari. Ciò non permetteva alle classi meno abbienti di possederne uno, a differenza del più semplice rajão che invece era più utilizzato.
Figura 4: Accordatura rientrante del rajão: Re-Sol-Do-Mi-La
Figura 5: Rajão
Le prove che la Jähnichen ha saputo trovare sono di natura organologica e sono principalmente legate all’accordatura degli strumenti.
Nella seguente figura è possibile vedere quali differenze esistono tra i principali strumenti di Madeira e l’ukulele.
Figura 6 – I numeri si riferiscono all’ordine delle corde (dal basso verso l’alto) ed eventualmente una loro ripetizione, mentre le lettere mostrano i calibri delle corde.
Come si evince facilmente dal disegno, l’ukulele, nella sua accordatura standard più utilizzata, ovvero Sol4-Do4-Mi4-La4 (quelle fuori parentesi) è del tutto simile al rajão sprovvisto di una corda. La braguinha (o machete de Braga, cioè un cavaquinho con le corde in metallo, come già detto) è invece accordata in modo diverso. Innanzitutto non ha la corda rientrante, per cui la quarta produce il suono più grave, mentre l’ukulele e il rajão hanno entrambi un’accordatura rientrante. Inoltre la braguinha prevede la ripetizione del suono Re presente al grave e al cantino, mentre il rajão e l’ukulele no.
Il suono complesso di un tipico ensemble di Madeira, che includeva la viola de Arame a nove corde, la braguinha e successivamente il rajão, non si adattava alle esigenze dei musicisti hawaiani. Ogni liuto nell’ensemble di Madeira ha una funzione musicale specializzata per il gruppo. Solo il rajão combinava le funzioni di modellatura della melodia e di sostegno dell’armonia e quindi poteva facilmente diventare un medium di passaggio – l’ukulele – in un’altra cultura musicale.
Come abbiamo visto in precedenza, l’ukulele è un piccolo liuto inventato nelle isole Hawai’i (allora isole Sandwich) derivante dalla ricostruzione riduttiva di un rajão di Madeira. Nel 1879 arrivarono tre ebanisti da Madeira: Manuel Nuñes, che aprì la prima bottega (nel 1880) per la produzione di questi piccoli liuti per il mercato locale; Augusto Dias e José do Espirito Santo, due associati che lo seguirono e aprirono i loro negozi rispettivamente nel 1884 e nel 1888. Lo strumento è stato ampiamente venduto come una chitarra semplificata e più facilmente suonabile, ed è stato pubblicizzato in varie occasioni, come ad esempio attraverso una campagna per la celebrazione del Giubileo del re Kalakaua, durante il quale dei ballerini di hula erano accompagnati da ukulele a seguito di un’iniziativa della principessa Liliuokalani.
Dan Scanlan[9] conferma che lo strumento appena inventato poteva essere suonato usando la stessa diteggiatura della chitarra, ma senza la corda grave. Come il rajão, poteva essere usato per suonare melodia e ritmo, in ensemble o come strumento solista.
Man mano che l’ukulele cresceva in popolarità, il rajão svaniva. Alcuni musicisti in seguito avevano necessità di un volume maggiore, quindi Nuñes raddoppiò ogni corda, modificando il rajão originale. Questo strumento prese il nome di taro-patch. Molti degli immigrati portoghesi lavoravano nelle piantagioni di taro (Colocasia esculenta), da cui il nome. Molte band alle Hawai’i e in California, il successivo approdo dei coloni madeirensi e hawaiani, adottarono non solo l’ukulele ma anche il nuovo taro-patch, soprattutto dopo la Fiera mondiale di San Francisco, nel 1915.
Più tardi, anche la prestigiosa ditta di liuteria Martin Guitars avrebbe realizzato un taro-patch. L’ukulele, quindi, si espanse ancora di più negli anni ’20 con la creazione del tiple, un ukulele a 10 corde, sul quale le due corde esterne vengono raddoppiate e le due corde interne triplicate.
Quello che segue è un grafico che riassume le somiglianze di forme, calibri delle corde, accordature, varietà di corde, ruoli in ensemble e solisti, repertori e ruoli sociali e etnici. Dimostra che il rajão e l’ukulele erano lo strumento più comune e venivano usati con la stessa funzione di una chitarra.
Figura 7: Differenze e rassomiglianze tra l’ukulele e i principali strumenti musicali della tradizione portoghese.
Il grafico mostra, inoltre, la sequenza temporale dell’esportazione del liuto da Madeira al resto del mondo, passando per le Hawai’i e gli Stati Uniti.
Poiché la braguinha veniva tradizionalmente realizzata in un modo molto più sofisticato rispetto al semplice rajão, non tutti gli ebanisti erano in grado di crearne una adeguata e con un bel suono brillante. Le braguinha possono essere considerate l’equivalente dei violini in un ensemble, cioè come strumenti melodici piuttosto che come strumenti di supporto armonico, come la viola de arame. Solo il rajão poteva rendere in entrambe le funzioni, rendendolo quindi lo strumento preferito da coloro che non potevano permettersi la costosa varietà della braguinha o della viola de arame, e che potevano anche accontentarsi di un suono meno brillante.
Nonostante tutto questo, la letteratura contemporanea sull’ukulele (sia quella specialistica, sia quella amatoriale) prende in considerazione la braguinha come strumento che diede origine all’ukulele nelle Hawai’i. Nella maggior parte della letteratura disponibile, compresi siti Web e raccolte di utili conoscenze culturali sulle Hawai’i, le dichiarazioni sull’ukulele confermano quanto segue:
Un piccolo strumento simile a una chitarra. Deriva dal machete da Braҫa portato alle Isole Hawai’i dalle immigrazioni da Madeira. Non esiste uno strumento a corda originario delle Hawai’i se non l’ūkēke[10]. Nel 1870 arrivarono tre produttori di strumenti portoghesi: Manuel Nuñes, che aprì il primo negozio nel 1880, e i suoi associati Augusto Dias e José do Espirito Santo, che aprirono i loro negozi rispettivamente nel 1884 e nel 1888. Lo strumento [l’ukulele] raggiunse rapidamente la popolarità tra la popolazione nativa: nel 1886 gli ukulele furono usati per accompagnare i ballerini di hula durante la celebrazione del giubileo di re Kalakaua[11].
Sarebbe opportuno che questa e altre fonti fossero aggiornate alle più recenti scoperte, in modo da evitare possibili notizie errate e correggere quelle che già sono entrate in uso comune.
[1] Curt Sachs, Storia degli strumenti musicali, Mondadori, Milano, 2010, p. 109.
[2] Il colascione è uno strumento a corde di numero variabile; sorta di liuto a manico lungo con cassa armonica piccola e panciuta come un cestino, di uso popolare nei secc. XV, XVI e XVII, soprattutto nell’Italia meridionale.
[3] Ivi, p. 302.
[4] Henny de Bruin, Portugal, Atlas of plucked instruments, https://www.atlasofpluckedinstruments.com/europe.htm#portugal, ultimo accesso: 12/04/20.
[5] Atlas of plucked instruments, cit.
[6] Gonçalo Sampaio, botanico portoghese, ha avuto un ruolo molto importante nello studio etnografico della cultura del basso Minho, in particolare nella raccolta di danze e canzoni tradizionali di questa parte del paese. In Julio Pereira, Cavaquinho, www.juliopereira.pt/cavaquinho/historia, ultimo accesso: 17/08/20. Non ci sono effettivi lasciti scritti di Sampaio a riguardo, ma tutti i siti che ho controllato concordano su questo punto. Si segnala che al 5/09 la pagina non esiste più.
[7] Johnson, Orme, Musical Instruments of Ancient Hawai’i, in Carl Engel (ed.), The Musical Quarterly, New York, Oxford University Press, 1939, pp. 498–506:498.
[8] Gisa Jähnichen, The History of the ‘Ukulele ‘Is Today’, in Kirsty Gillespie, Sally Treloyn, e Don Niles (eds.), A Distinct Voice in the Antipodes. Essays in Honour Of Stephen A. Wild, Canberra, ANU Press, 2017, pp. 375–406:375.
[9] Dan Scalan, The World According to Uke. Ukulele History as Told to Dan Scanlan, Dan “Cool Hand Uke” Scanlan, s.l., 2013, p. 15.
[10] Una semplice striscia di legno duro piegata o sagomata per formare un arco, la cui forza elastica mantiene tese le corde che sono tese su di esso. Jerry Hopkins, How to make your hawai’ian musical instrument, Bess Press Inc., Honolulu, 1988, p. 24.
[11] Thomas J. Walsh, Ukulele, Grove Music Online, https://doi.org/10.1093/gmo/9781561592630.article.A2257430, ultimo accesso: 03/2020.