RECENSIONI

LE CARABATTOLE MENTALI DI PAUL

Recensione di Davide Donelli

(English version)

Era molto tempo che non segnavo annotazioni con la matita direttamente sulle pagine di un libro, di un libro di poesie poi, penso sia stata questa la prima volta. Avevo la necessità di fermare il flusso dei pensieri che velocemente scorrevano mentre leggevo le poesie di Paul Moore, pubblicate nella raccolta dal titolo CARABATTOLE MENTALI. Aver preso appunti in questo modo mi torna ora utile, a pochi mesi di distanza, per recensire un libro che cala il lettore in un mondo reale e immaginifico, filtrato da una particolare sensibilità che legge gli accadimenti e i fenomeni del mondo con una lente di ingrandimento molto originale.

Eppure alcune poesie le avevo già sentite recitare in inglese dallo stesso Paul, o in italiano da Lorenzo Vignando, in occasione della presentazione del libro a Cologno Monzese, durante la loro tournée italiana dell’inverno scorso. La musica, in questo contesto, faceva da contorno alla poesia che si esprime sotto forma di carabattole mentali, ovvero “tutto ciò che si accumula nel nostro cervello nel corso degli anni. Pensieri casuali che abbiamo raccolto o che, avendo trovato utili, abbiamo riposto da qualche parte in attesa”.

Immagino che nel mondo dell’ukulele, quello italiano, Paul Moore sia piuttosto conosciuto ma la lettura, o l’ascolto, di questa raccolta di poesie aggiunge molto altro al ritratto di “One Man Band” dalle sembianze hippie, che canta accompagnandosi col suo inseparabile banjolele, utilizzando anche oggetti di uso comune, di riciclo o di riuso. In questo momento mi torna alla mente l’immagine di Paul che, prima di ogni sua performance, prepara il setting con percussioni e strumenti vari disponendoli con cura e precisione secondo uno schema ben ponderato. Ogni oggetto, per esempio un ditale per cucire o un campanello per bici, appare ad uno sguardo superficiale isolato e di poco conto, mentre in realtà acquista un senso e un valore speciale grazie alla combinazione con tutti gli altri. Solo dalla relazione fra i singoli oggetti si potrà infatti ricavare una coerente visione d’insieme.

Il parallelo fra oggetto materiale e pensiero poetico mi sembra un aspetto fondamentale che merita di essere sottolineato, come suggerisce anche la copertina di Carabattole mentali scritto in inglese, tradotto in ebraico e, grazie al contributo di Lorenzo Vignando, anche in italiano. La foto di copertina, infatti, propone l’interno di una casa con tutta una serie di oggetti: libri, statuine raffiguranti hobbit, una rivista di football, un banjolele, una bottiglia di Chianti ma anche il gagliardetto dell’Italia a cui Paul fa spesso riferimento viste le origini italiane, anzi toscane, della madre. A conferma di quanto stretta sia la relazione fra mondo fisico e mentale, cito questi versi molto esplicativi: “Nel giardino un seme si apre, ma è nella mia testa che germoglia”.

Poc’anzi ho indicato come il libro possa essere ascoltato, oltre che letto, in quanto in abbinamento alla versione cartacea è proposta una serie di registrazioni audio con poesie e sottofondi sonoro – musicali che danno a molte di esse una proiezione differente, come tante piccole performance collocabili all’interno di un reading poetico particolarmente stimolante. Appare curioso come si tratta ancora di riutilizzare un oggetto, ma stavolta si tratta di un materiale letterario posto in un contesto performativo.

Anche questo è un atteggiamento ecologico, di salvaguardia e conservazione delle cose e dei pensieri, che dà senso ad un approccio poetico tipico di un artista capace di fondere insieme il fiabesco e la realtà sensibile, il sogno con il tipico pragmatismo anglosassone, la Vita e la Morte, la Pace e la Guerra, la Poesia e la Musica, la Natura e il Tempo ciascuno col suo equilibrio ciclico, le proprie radici famigliari e la libertà di essere se stessi, il coraggio di cambiare e il lavoro di musicista.

Scrivendo in un blog che si occupa di ukulele, l’ultima considerazione non può che essere dedicata a lui: grazie alle sue qualità, che da sempre ne garantiscono simpatia e diffusione fra la gente, l’ukulele si colloca perfettamente in questo paesaggio, sensibile e spirituale, abitando questo mondo con fantasia e leggerezza completamente integrato come parte di un tutto che sa col suo potere catartico confrontarsi addirittura con gli eventi più drammatici dell’esistenza: la guerra.

“Quando mi suonerai, non udrai una raffica di mitragliatrice,

Il crack del proiettile di un cecchino o un tonfo sordo di artiglieria.

I cimiteri di guerra sono silenti,

A questo non c’è fine,

Ma se vuoi un ukulele,

Eccomi!”

 

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