10 Storie Sempre Al Limite Del Guaio
Recensione di Davide Donelli dell’omonimo album dei Naftalinas
“10 Storie Sempre Al Limite Del Guaio” é un titolo di insolita lunghezza per un cd, in questo caso però definisce con mirabile precisione il progetto che sta alla base di questa prima uscita discografica dei Naftalinas. Penso di essere uno dei tanti nel mondo dell’ukulele che attendeva questo momento, avendoli anch’io seguiti in vari concerti e festival. Sono sempre rimasto incuriosito dall’idea di tirar fuori dalla naftalina canzoni dei tempi andati, spesso ingiustamente dimenticate, oggi tristemente poco ascoltate e ancor meno eseguite.
Abbiamo tutti atteso ma come si dice: “tutto è bene ciò che finisce bene”, anzi, tutto è ottimo ed è proprio valsa la pena di aspettare. Tutto è ottimo a cominciare dalla confezione e dalla grafica di un cd cartonato che rappresenta coerentemente il mondo musicale dei Naftalinas. Il titolo, come già detto, è in effetti poco discografico ma a noi poco importa perchè, in verità, mette in evidenza un originale intento narrativo. Tutti i testi presenti nell’accurato e fantasioso libretto si presentano come brevi racconti in prosa, non in versi, e cantati si rivelano sempre molto musicali. Sole due delle dieci canzoni contenute sono cover, mentre le restanti sono originali e a firma di Antonio Bucci, sia per i testi che per le musiche. Si tratta di otto canzoni di ottima fattura, capaci di calarti di volta in volta in diversi contesti fantastici e realistici, a volte perfino surreali, tutte filtrate da quella sottile ed elegante ironia capace di alleviare anche gli aspetti malinconici di alcune di esse.
Ciascun ascoltatore può ritrovarci dentro momenti di vita vissuta, dalla passione per il calcio agli amori sfortunati, ovviamente sempre in mezzo ai guai. Con questo lavoro i Naftalinas ampliano il proprio repetorio di canzoni d’autore, sempre al bivio fra il teatro-canzone e la canzone “jazzata”, arricchiendolo con fugaci digressioni in generi musicali “minori” che, quando proposti, non odorano affatto di naftalina bensì regalano una boccata di ossigeno aprendo a mondi musicali pieni di fascino. Emerge l’ attitudine dei Naftalinas a rendere sempre la musica “leggera”, anche se in verità ha un’ indubbia consistenza e sostanza, ricca come è di riferimenti: a tratti ricorda non solo il grande Carosone o Lelio Luttazzi ma anche il Sergio Caputo degli anni ottanta.
Quando ci si trova di fronte ai Naftalinas, comunque, il gioco di squadra non manca mai, a partire dall’ imprescindibile voce, sempre vibrante e autentica, di Cesare Cortassa, musicalmente sostenuta dall’irrinunciabile basso di Davide Camilletti e dall’ukulele solista e “fantasista” di Vincenzo Vona. Bucci completa il quartetto con la sua fisarmonica e il suo banjolele, mantenendo con calibrata fermezza il ruolo di regista.
La cura dei dettagli risulta, a mio parere, l’aspetto più importante di un disco e i nostri quattro hanno saputo con determinazione portare a termine questo lavoro senza sbavature, regalandoci un album che finalmente regala al mondo dell’ ukulele, in Italia, un prodotto ben curato in tutti gli aspetti. Apprezzo in particolare il giusto equilibrio fra progettualità e spontaneità, tra fantasia e disciplina, tra individualità e collettività.
Una squadra “vincente”, insomma, ampliata dalle molte collaborazioni, ukulekistiche e non, che non nomino per non correre il rischio di dimenticare qualcuno. Ciò che conta è che tutti, nessuno escluso, ha saputo con la sua presenza impreziosire il racconto di queste meravigliose storie che narrano la vita di tutti i giorni osservandola con uno sguardo sempre leggero e scherzoso, a volte anche rassicurante, attraverso canzoni dal sapore antico ma fortemente attuali.